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martedì 22 aprile 2025

Intervista a Francesco Rasero, direttore responsabile del giornale "Il Carmagnolese"


Oggi è ospite sulle  nostre pagine Francesco Rasero, direttore responsabile del giornale "Il Carmagnolese". Ha partecipato al Festival di Sanremo con la testata, sia in sala stampa che in giuria. Recentemente ha anche presentato un docu-film al Premio Film Impresa. 

Buona intervista

Chi è Francesco Rasero? 

Ho 46 anni, sono nato a Carmagnola e cresciuto a Pancalieri, per poi studiare al liceo a Bra e all’Università di Torino, dove ho imparato a conoscere meglio e ad apprezzare il giornalismo anche grazie alla guida e agli insegnamenti del professor Mimmo Candito, storico inviato di guerra de “La Stampa”. Proprio in quegli anni -parliamo del 2000- ho iniziato a scrivere anche io, collaborando con il Corriere di Chieri, dove un altro grande giornalista, Mirto Bersani, mi ha avvicinato al ruolo di cronista locale, che ho amato da subito. E che, negli anni, ho fatto anche diventare il mio lavoro, dopo una lunga e proficua esperienza nel mondo della comunicazione ambientale, e a fianco anche di altre forme di comunicazione -dall’audiovisivo al copywriting ai social- che ancora oggi sviluppo tramite un’agenzia da me fondata, Altrov*e. Per il resto vivo felicemente con la mia famiglia, gatti e cane compresi, amo i viaggi, stare con gli amici e giocare a rugby.

Da quanto tempo fai parte della famiglia del IlCarmagnolese? 

Sono arrivato al Carmagnolese nel 2004, occupandomi di alcuni Comuni limitrofi, in particolare Carignano. Nel 2006 c’è stato un cambio di Direzione, con il ritorno alla guida del fondatore Piergiorgio Sola, e sono stato chiamato a seguire la città, a tutto tondo -dall’Amministrazione allo sport- con il ruolo di capo redattore. Da lì è proseguita una collaborazione ininterrotta e anche con lui ho imparato moltissimo. Nel maggio 2021, quando Sola ha deciso di ritirarsi una volta che il suo giornale aveva compiuto 30 anni, mi ha chiesto di diventare direttore responsabile al posto suo: è stato un onore accettare quella proposta.


Com’è cambiato il modo di fare interviste, se è cambiato, negli ultimi vent’anni?


Tutto il modo di fare giornalismo è cambiato parecchio, almeno nelle modalità: prima con la digitalizzazione (quando ho iniziato c’erano ancora i rullini da sviluppare e mandare gli articoli via email sembrava già una cosa incredibile), quindi con il Covid. Da quel momento, in particolare, abbiamo infatti imparato tutti a confrontarci a distanza, tra call, telefonate, email e scambio di documenti. La sostanza del lavoro giornalistico resta invece, e per fortuna, sempre simile. Sicuramente oggi tutto è molto più rapido, a volte troppo: per questo preferisco arrivare su una notizia anche un giorno dopo, ma dopo averla controllata e approfondita di persona, anziché rilanciare senza verifica. Fa parte del patto di fiducia necessario tra giornalisti e lettori.

Quali sono i tuoi consigli – di vita, di lavoro, di metodo – per chi vorrebbe cimentarsi in questa professione?

Non me la sento di dare consigli veri e propri, anche perché ogni situazione è diversa dalle altre. Sicuramente direi di provare, di fare la “gavetta”, anche per capire se questo è un mondo che piace davvero, anche quando ci si trova a fare orari strani, a occuparsi di cose magari che non ci interessano tanto o si ha a che fare con personaggi poco piacevoli. Però se c’è la passione, tutti questi ostacoli si superano. E poi, soprattutto oggi, la professione è molto variegata: dal giornale cartaceo al web, dalla radio ai video… ognuno deve cercare l’ambito in cui si esprime al meglio! Ecco, mi viene da dire che una cosa è importante: essere sempre corretti e onesti, innanzitutto con se stessi e con il proprio pubblico. Perché alla fine paga.

Qual è la tua intervista che ricordi con più affetto od orgoglio? 

Sicuramente il primo incarico che mi diede il direttore del Corriere di Chieri: la settimana in cui avrei dovuto iniziare a collaborare con quel giornale, scattò una grande allerta meteo. Lui mi disse: “su Carmagnola oggi ho solo te, devi raccontarmi tutto”. Quindi iniziai a girare ovunque, per vedere con i miei occhi; andai a sentire sindaco, forze dell’ordine, volontari, persone che avevamo avuto allagamenti in casa. E mi misi a scattare foto. Poi ci lavorai fino a notte fonda, ma ne venne fuori un racconto ampio, variegato e dettagliato, che andò a occupare un’intera pagina. Ne fui davvero orgoglioso.

Da quanto tempo sei direttore del IlCarmagnolese e come sta andando? 

A maggio saranno quattro anni. Non sono stati certo facili, soprattutto all’inizio, quando la crisi legata alla pandemia ha colpito duramente anche un giornale collaudato come il nostro, che essendo però gratuito si basa esclusivamente sulla pubblicità. Però siamo sempre stati una squadra molto solida e ho potuto contare, soprattutto, su un presidente/editore come Riccardo Gandiglio, che con il suo attaccamento al “progetto” de Il Carmagnolese e le sue idee ci ha permesso di essere sempre un passo avanti. Se guardo alla realtà che dirigo oggi, non posso che esserne decisamente orgoglioso. Anche per le opportunità di formazione e crescita che, nel nostro piccolo, stiamo dando a diversi ragazzi e ragazze che vogliono diventare giornalisti. E per l’ottima Redazione, anche online, che abbiamo costruito.

Come mai decisione di fare un giornale cittadino/locale a Carmagnola? In che anno è stato fondato? 

Il Carmagnolese è stato fondato nel 1991, ma io all’epoca avevo 13 anni e nenache ancora sapevo che avrei seguito questa strada… Sarebbe Piergiorgio Sola la persona giusta a cui chiedere questa affascinante storia: anche perché all’epoca la “free press” in Italia era ancora praticamente sconosciuta e l’idea di fare un giornale distribuito gratis fu sicuramente innovativa e vincente. Non a caso, infatti, è stata poi ampiamente copiata...

Scrivere è sempre stata una tua passione? 

Devo dire di sì. Già alle elementari, che ho fatto a Pancalieri, ricordo che insieme al mio amico Tino prendevamo spesso un foglio protocollo bianco e lì sopra “scrivevamo il giornale” del nostro paese, riportando le cose che vivevamo come ragazzini. Da allora non ho praticamente mai smesso...

Secondo te, il quotidiano cartaceo è in forte declino? 

Sicuramente i media tradizionali, e che si basano sulle vendite, stanno patendo una grande e prolungata crisi. Però non credo siano destinati a scomparire, bensì a trovare una nuova collocazione, magari più di nicchia, come avvenne alla radio dopo l’avvento della tv.

Che cosa accadrà negli anni futuri al giornalismo cartaceo?

A parte il discorso più sul lato economico di cui sopra, credo che il giornalismo cartaceo possa avere ancora un suo ruolo, e fondamentale: quello di approfondire e verificare le notizie, in un mondo sempre più dominato da fake news, che diventano giorno dopo giorno più raffinate grazie anche all’AI, e dove la velocità di internet penalizza a volte il lavoro fatto bene e con cura. 

Carmagnola è cambiata nel corso degli anni? Come? 

Carmagnola è cambiata, ma per fortuna senza veri e propri strappi, anche a livello sociale. Si è adattata all’evolversi della società, a volte con i tempi della “provincia” ma anche con diverse eccellenze, in svariati campi, che oggi la rendono più conosciuta.

Le aziende carmagnolesi stanno sentendo la crisi? 

Sicuramente la situazione non è rosea come in alcuni decenni passati, ma questo non riguarda solo il nostro territorio. Anzi, tra le eccellenze che citavo prima, sicuramente ve ne sono molte tra le industrie e le imprese artigiane, che hanno saputo guardare avanti. E con le quali non posso che complimentarmi.

Il giornalismo on line di oggi dove sta andando? Quali aspetti potrà assumere in futuro?

Spero innanzitutto che resti sempre giornalismo, quindi basato su fatti verificati e analizzati da persone, non da robot o algoritmi che, come possiamo vedere ogni giorno, possono spesso sbagliare e fornire contenuti errati o fuorvianti. Come già dicevo, la “corsa” a essere i primi a dare una notizia “costi quel che costi” (ovvero senza magari verificarla a fondo) o ad attirare i clic rischia di essere deleteria, perché la fiducia dei lettori è fondamentale. Però, dall’altro lato, il web offre nuovi spazi e potenzialità che 20 anni fa erano impensabili e spero che saremo in grado tutti di cogliere queste opportunità, per crescere a livello di società.

Quali progetti futuri per Francesco Rasero? 

La domanda più difficile! Spero di continuare a fare al meglio quello che sto facendo, anche se ovviamente le nuove sfide mi stimolano sempre. Di recente ho lavorato nel mondo del documentario e devo dire che, per un appassionato di comuncazione come me, quello è un settore che mi affascina molto. Ma chissà cosa riserva davvero il futuro...

Qual'è il rapporto tra IlCarmagnolese e la politica locale? 

Direi più che buono: noi siamo sempre disponibili a dare voce a tutti, a mettere a confronto le varie idee e opinioni, a riferire cosa viene deciso “a Palazzo” ma anche le critiche che certe scelte possono attirare. Ovviamente la collaborazione deve essere reciproca... In ogni caso abbiamo il vantaggio, come giornale, di essere del tutto indipendenti e non legati a nessuna parte politica, così possiamo fare al meglio il nostro mestiere, risponendo solamente al giudizio dei lettori. E non è cosa da poco!

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